Tutti conoscono l’ espressione Bullismo ma molto meno importanza si associa all’ affine termine Cyberbullismo. E’ un fenomeno in costante crescita tipico di bambini, adolescenti o ragazzi tormentati, ricattati, minacciati, vessati, umiliati, imbarazzati o in ogni caso presi di mira da un altro bambino attraverso tecnologie digitali come telefoni cellulari o internet: social network, chat, email e pubblicazioni di foto o altro materiale su vari siti. Pensare che quanto annunciato sia rivolto solo ed esclusivamente ai bambini, è una sciocchezza. Le dinamiche sono assolutamente simili anche per i grandi: l’atteggiamento è identificato anche negli adulti, la distinzione in gruppi di età è a volte indicato come Cyberstalking o Cyberharassment quando perpetrati da adulti verso gli adulti, a volte diretto, sulla base del sesso. Comuni e di vario genere sono le minacce verso vittime anche non facoltose riguardo l’occupazione, la reputazione, la sicurezza o la vita privata.
Recenti ricerche hanno dimostrato che tre bambini su quattro sono stati coinvolti in episodi di bullismo online in un arco di tempo di dodici mesi. Molto radicata anche l'omertà: solo uno su dieci parla ai genitori dell'accaduto per paura di subire l'ira dei genitori o di non poter più usare il proprio computer per accedere a internet. C’è davvero tanto da riflettere, il Cyberbullismo è molto simile a quello che i ragazzi praticano dal vivo a scuola. Internet non è visto come un ambiente separato, ma è strettamente connesso alla vita sociale sia all'interno della scuola che nella quotidianità. Purtroppo come spesso accade per altre circostanze adolescenziali, la causa è addensata nella famiglia sempre meno presente e sempre meno vigile in un’ educazione influente, significativa e plasmante, che risulta essere strettamente necessaria per la crescita naturale del figlio.
Alcune caratteristiche inerenti alle tecnologie on-line aumentano le probabilità di commettere atti di bullismo. A differenza della prepotenza fisica, in quella digitale il bullo può rimanere quasi anonimo, utilizzando account di posta elettronica temporanei, pseudonimi in chat, programmi di instant messaging o messaggi di testo nei telefoni cellulari per mascherare la sua identità e questo forse lo libera da vincoli normativi e sociali sul suo comportamento. Così facendo si avvale di un potere autoritario in una sorta di libertà senza regole e censure che, pur essendo legalmente punibile, gode del fatto che è quasi impossibile intercettarlo.
Non dobbiamo mai dimenticare e cercare di far comprendere ai nostri figli che Internet è immenso e misterioso come l’oceano: ci sono cose belle come le conchiglie, ma anche cose brutte come i pirati, per questo si deve fare attenzione quando parliamo o conosciamo qualcuno in chat. Dall’altra parte del monitor può esserci qualcuno che fa solo finta di essere tuo amico.
Daniele Cianci